sabato 24 agosto 2013

"Dopo vent’anni di berlusconismo, uno degli effetti più evidenti di questa lunga stagione «televisiva» è giusto il diffondersi dell’idea che tutto corrisponda a un «evento», a un appuntamento imperdibile nel palinsesto del tempo, a una svolta del destino premiata dallo share. È uno schema antropologico culturale (oddio, culturale?) cui «la sentenza» pare attagliarsi alla perfezione. Essa non viene considerata l’esito fisiologico di una vicenda giudiziaria, bensì un’epifania del futuro che – ancora una volta – molti italiani s’attendono dai magistrati. Eppure Mani Pulite, a partire dal 1992, debellò una parte delle classi dirigenti e interi partiti della Prima Repubblica, senza cancellare la corruzione e la concussione sempre in agguato nelle relazioni fra economia, società e politica. Fa nulla. Dai giudici si brama una rigenerazione, una palingenesi, un cambio di stagione; ovvero, nel caso degli italiani filo-berlusconiani, si teme un disastro, una distruzione, un lutto «senza appello» riservato a «color che son sospesi» come Virgilio prima d’incontrare Beatrice nell’Inferno dantesco. L’attesa è divenuta un paradigma nazionale, è il modello, il formato, il carattere di un Paese immobile, quasi alla Beckett nel coltivare la sfiducia verso l’azione, la fantasia, il coraggio. Vladimiro ed Estragone nel celebre testo del drammaturgo irlandese si lamentano e litigano, però sono dipendenti l’uno dall’altro, nell’attesa dell’invisibile Godot. Un nonsenso sublime, un teatro dell’assurdo che in Italia – culla della commedia dell’arte – assume spesso tonalità tragicomiche. Se Berlusconi oggi fosse condannato per frode fiscale nella compravendita dei diritti televisivi Fininvest, ciò corrisponderebbe davvero a un verdetto sulla sua azione politica? C’è chi lo crede e tende a coinvolgere in tale presunta cesura netta col passato anche gli elettori di Berlusconi, i quali col senno di poi dovrebbero pentirsi dei voti concessigli. Mah. È più plausibile che l’aureola del «martire» delle «toghe rosse» intorno al capo del capo finisca per giovare al centro-destra."

http://www.reset.it/blog/lattesa-del-verdetto-metafora-di-un-paese-fermo

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