venerdì 25 ottobre 2013
Dalla compravendita dei senatori alla compravendita della #Costituzione - Nella giornata del 23 ottobre si sono verificati due eventi politici di rilievo, assolutamente non assimilabili fra di loro in quanto si sviluppano su piani separati, ma collegati da un filo comune. Intendo riferirmi al fatto che il Senato ha approvato, con la maggioranza dei due terzi dei voti la riforma costituzionale dell’art. 138 avente ad oggetto l’istituzione del Comitato parlamentare per le riforme costituzionali. In questo modo è stata esclusa la possibilità del ricorso al referendum e la riforma dei meccanismi di revisione della Costituzione è arrivata in dirittura d’arrivo, in previsione dell’ultimo scontato passaggio alla Camera dei Deputati che avverrà ai primi di dicembre. Il secondo evento è il rinvio a giudizio di Berlusconi per la compravendita del Senatore De Gregorio. Anche questa volta, come per le innumerevoli altre volta in cui il Cavaliere ha dovuto fare i conti con la giustizia, si sono scatenate le giaculatorie dei pretoriani del Capo che hanno inveito contro la magistratura accusata di lesa maestà. E’ noto infatti che nella Costituzione di Arcore è ancora vigente l’art. 4 dello Statuto Albertino che statuisce che “la persona del Re è sacra ed inviolabile”. Per questo Mara Carfagna ha concluso lapidaria: “la riforma della giustizia è ineludibile" e la sua collega Renata Polverini ha rincarato la dose, osservando: "gli italiani ormai sono consapevoli di quanto sia inaccettabile questo costante attacco all'indipendenza della politica e a un esponente politico che rappresenta dieci milioni di italiani. Anche per questo, è sempre più evidente come la riforma della giustizia non possa essere ulteriormente rimandata".
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