giovedì 22 agosto 2013
Agli occhi del corpo, propri dell’indagine empirica e condizionati dalle apparenze sensibili e fisiche, Platone sostituisce gli occhi dell’anima, che colgono la realtà sovrasensibile e metafisica. Per la traversata della vita, alla navigazione precaria affidata alle forze naturali dei venti, Platone sostituisce la “seconda navigazione” (99d deuteros plous) affidata alla certezza dei remi, vale a dire all’autonomia del logos dell’uomo. Per attingere quel “discorso divino” (85d logos theios), che Platone ipotizza ma non certifica, bisognerà attendere la rivelazione cristiana, dove – in una sorta di “terza navigazione” (Reale) – il “legno della croce di Cristo ci consente di attraversare il mare di questo secolo” (Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni 2, 2).
Centro studi "La permanenza del classico"
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