domenica 25 agosto 2013

"Chissà se Matteo Renzi ha visto [George Clooney nelle] Idi di marzo, probabilmente no. Dicono che quando frequentava l’oratorio degli scout nel Valdarno, da ragazzino, già allora era uno che «voleva fare tutto lui». Un tipo sveglio, dicono i suoi amici, uno di quelli che ti faceva pure divertire, un caposcout di quelli intelligenti, ma con un limite velenoso… «voleva fare tutto lui». E dunque Renzi era, ed è, un accentratore per diffidenza. Lo era allora quando indossava i pantaloncini da lupetto, e lo è oggi che a trentotto anni prova a scalare il partito democratico e nientemeno che Palazzo Chigi, la presidenza del consiglio dei ministri, il potere vero. L’uomo che vuole spazzare via la nomenclatura ex diessina, il giovane leader riformista che si ispira a Tony Blair, il ragazzo che vorrebbe fare il capo del governo di un paese grande e inguaiato come l’Italia non ha mai costruito attorno a sé una squadra di collaboratori all’altezza della sfida, ma al contrario, negli ultimi anni, ha allontanato con una certa sistematicità tutte le figure che, all’interno della sua corte, capaci o incapaci che fossero, dimostravano un eccesso d’indipendenza o che, forse, avevano il difetto di dirgli esattamente cosa pensavano."

http://www.linkiesta.it/renzi-un-americano-a-firenze

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