sabato 24 agosto 2013

LA CATEGORIA DEL NUOVO (vedi post precedenti) - “Se pensiamo al viaggio romantico dell’eroe che parte da un punto per arrivare in un altro punto nel futuro in cui il mondo è cambiato e lui stesso è cambiato, appare chiaro che lo spirito della serie è invece quello di poter riprodurre in maniera infinita le avventure di un eroe che è sempre uguale a sé stesso nel medesimo spazio temporale. Nessuna via di fuga, nessuna vittoria, nessuna redenzione. A questo punto se è vero che noi siamo quello che scriviamo e raccontiamo, non possiamo non definirci come una civiltà alla fine della propria storia. Perché se il tempo presente ha inglobato passato e futuro divenendo un accadimento circolare e narcisistico che esclude la possibilità che ci sia un prima e un dopo, allora non c’è possibilità per l’essere umano di cambiare la propria condizione. Una civiltà che si ritiene, o a cui viene ripetuto, di essere la migliore, a cui viene ripetuto di vivere già nel migliore dei mondi possibili, è in ultima istanza una civiltà che non si può permettere di avere a che fare con una categoria temporale e di pensiero rivoluzionaria e pericolosa come il futuro. L’Occidente odierno necessita di una categoria più tranquillizzante e più addomesticabile come il nuovo. Così come gli occidentali di oggi si potrebbero definire addomesticati a loro stessi.”

http://www.treccani.it/magazine/piazza_enciclopedia_magazine/geopolitica/la_scomparsa_del_futuro_in_Occidente.html

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