mercoledì 21 agosto 2013
"Un caso controverso è quello di Renato Soru. All’inizio Tiscali fu un’operazione geniale: è stato il primo a offrire l’accesso gratuito a Internet, quando ci si collegava con la telefonata urbana, e Soru seppe sfruttare la regola che gli dava diritto alla retrocessione da parte di Telecom di una parte della tariffa quando la chiamata era diretta ai suoi nodi di connessione alla rete. Nell’euforia della bolla, quando Tiscali fu quotata in Borsa, il 27 settembre 1999, le azioni andarono a ruba. In pochi mesi dal prezzo di collocamento di 46 euro arrivarono a 1.200 euro. Tiscali nella primavera valeva in Borsa più della Fiat e aveva 3.500 dipendenti, e tutto era basato sulle mitiche “prospettive”. Esplosa la bolla, la società di Cagliari ha cominciato a declinare, non ha mai fatto un centesimo di utile in 15 anni e ha un quarto dei dipendenti di allora. Nel 2004 Soru ha ceduto alla più analogica delle lusinghe, la carriera politica. È stato eletto governatore della Sardegna e per cinque anni non si è più occupato di Tiscali, ufficialmente, come Berlusconi con Mediaset. Nel 2009 è stato battuto alle elezioni da Ugo Cappellacci ed è tornato al capezzale di Tiscali, che resta faticosamente in vita. Non è ancora chiaro se Soru correrà per le regionali sarde del 2014, il personaggio rimane sospeso tra i cieli digitali e l’analogica terra politica, “nativo digitale” anomalo, figlio di una cultura commerciale più che tecnologica."
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