giovedì 22 agosto 2013

Nella percezione dei poeti, attenti al destino individuale, la morte si manifesta nel segno del due: male per gli uni, bene per gli altri. Per tutti, comunque, un fenomeno non-naturale, da contestare più che da accettare. L’Achille dell’Oltretomba omerico preferirebbe – così confessa al compagno d’un tempo Odisseo – “essere il bracciante di un padrone povero piuttosto che regnare sulle ombre dei morti” (Odissea 11, 487ss.): in sintonia con la concezione crepuscolare che Omero ha degli uomini “simili alle foglie” (Iliade 6, 146).

Centro studi "La permanenza del classico"

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