martedì 24 settembre 2013
LA VERITA' SECONDO VATTIMO. Non esistono fatti Solo interpretazioni " Oltre l' interpretazione " di Gianni Vattimo, edizioni Laterza - "Il problema di Spirito e di Vattimo e' il problema di tutta la filosofia contemporanea: come evitare che la negazione di ogni verita' immutabile e oggettiva finisca col diventare essa stessa, contraddittoriamente, una verita' immutabile e oggettiva. Come evitare lo scetticismo ingenuo, che si macchia della stessa colpa che esso condanna […] Oltre l' interpretazione il punto di riferimento non e' l' attualismo, ma la tesi di Nietzsche che non vi sono "fatti", ma solo "interpretazioni", che cioe' non esistono verita' stabili e oggettive, indipendenti dal modo in cui l' uomo interpreta il mondo. Ma, per un verso, il rifiuto del "fatto", cosi' inteso, e' uno dei temi centrali dell' attualismo; per altro verso Vattimo si preoccupa soprattutto di evitare che questa tesi di Nietzsche venga intesa come un' ennesima forma di verita' immutabile e oggettiva. La stessa preoccupazione di Spirito nei confronti dell' attualismo. Il "passo ulteriore" che la "filosofia ermeneutica" (Nietzsche, Heidegger, Gadamer) deve compiere consiste infatti, per Vattimo, nel riconoscere esplicitamente che quella tesi di Nietzsche ("Non esistono fatti ma solo interpretazioni") e' essa stessa soltanto una interpretazione, cioe' un' ipotesi che non pretende essere una verita' oggettiva e avere un valore assoluto. La "filosofia ermeneutica" . scrive . deve assumere questa configurazione, se vuol essere "coerente". A questo punto vorrei suggerirgli di non limitarsi a usare il concetto di "coerenza", ma di farne esplicito oggetto di riflessione. Anche perche' esso costituisce il tratto centrale di quella "verita' " dalla quale Vattimo vorrebbe prendere le distanze. "Bisogna prendere sul serio . aggiunge . la contraddittorieta' " (cioe' l' incoerenza) della "pretesa" che la filosofia ermeneutica sia una teoria "vera". Bisogna cioe' uscire dalla contraddizione in cui tale pretesa consiste. Non sarebbe allora il caso di pensare con serieta' anche maggiore il senso della "contraddittorieta' " e della "contraddizione", facendo anche i conti con quanto il sottoscritto ne dice da tempo? Infine, anche se Vattimo evita di riconoscerlo, l' affermazione della "storicita' " e della "finitezza" dell' esistenza non e' per lui una semplice interpretazione: e' la verita' prima e indubitabile da cui egli trae ogni conseguenza. E la fede che nell' intera cultura occidentale viene vissuta come suprema e indubitabile evidenza. Anche alla radice dell' ermeneutica di Vattimo agisce il dogma della "verita' ": il presupposto che le cose siano storia, finitezza, divenire (e quindi interpretazione)."
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