lunedì 9 settembre 2013
Il fascista rosso - Appare sulla scena anche il compagno intoccabile Dario Fo, con un passato da rastrellatore di partigiani nella Repubblica di Salò, mentre il figlio Jacopo ancora oggi, parla a vanvera di "calunnie". Quando nel dopoguerra il fatto fu riesumato, era già comunista e negò tutto. Querelò giornalisti e giornali che accennavano alla «macchia», mentendo a tutto spiano, finché fu inchiodato da un tribunale con questa sentenza: «È certo che Dario Fo ha vestito la divisa di paracadutista repubblichino nelle file del Battaglione Azzurro di Tradate... anche se ha cercato di edulcorare il suo arruolamento volontario sostenendo di avere svolto la parte dell'infiltrato pronto al doppio gioco». La sentenza definitiva - non appellata - del Tribunale di Varese risale al 15 febbraio 1979. Il premio Nobel, tra l'altro, è stato sbugiardato all’epoca - in aula giudiziaria - dalla testimonianza del leggendario comandante partigiano (un autentico eroe della Resistenza), Giacinto Lazzarini. Insomma, Dario Fo, che questa sentenza ha definito "moralmente corresponsabile" di rastrellamenti ai danni dei partigiani, per decenni ha nascosto la sua camicia nera, per agitare i palcoscenici rossi. Lui adesso appoggia Grillo e blatera di "rivoluzione"
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