mercoledì 18 settembre 2013

L’Italia ha ideato, oltre al fascismo, anche il populismo moderno? Nel 1946 la giovane repubblica vede il Fronte dell’Uomo Qualunque di Guglielmo Giannini sfidare i partiti affermati e nel 2013 sarà il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo ad alzare la bandiera populista. Sia Giannini che Grillo hanno debuttato nello spettacolo, imparando a soddisfare e a intrattenere il pubblico. Tecnica già usata da Silvio Berlusconi nel suo trionfante debutto politico del 1994 e che gli ha assicurato successi sia alle elezioni politiche che alle europee. Filosofi e politici, da Umberto Eco a Vittorio Foa, dibattono se il populismo sia radicato profondamente nel DNA politico italiano. E’ così? Il paese è condannato a preferire stravaganti e aggressivi leader, incapaci di mettere in atto un serio programma di riforme sociali ed economiche? E invece se il modello è Peron, perché favorire in tempi di crisi, Primi Ministri austeri, intellettuali e persino freddi come De Gasperi, Aldo Moro ed ora Mario Monti? Il paradosso italiano del populismo, nato dalle ceneri della Repubblica Partenopea del 1799, è vivo più che mai nell’era digitale dei social media e dei blog. Fino ad ora non è mai sfociato nell’ala violenta e razzista ma la crescente disoccupazione, la corruzione dilagante e le demoralizzanti condizioni di vita sono fattori pericolosi. Domare il populismo italiano e traghettare la crescita economica del paese sarà l’arduo compito di una nuova generazione di leader che si formerà in vista delle prossime elezioni politiche del 2013.

http://counterpoint.uk.com/project-publications/stagioni-del-populismo-italiano/

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