mercoledì 18 settembre 2013
“Beppe Grillo e le 5 Stelle si rifanno direttamente al repertorio spettacolare di Giannini: la polemica politica come trasformazione dello show in comizio, genere peraltro in cui Silvio Berlusconi, specie se davanti a una telecamera, ha dimostrato di eccellere. Grillo, diplomato in ragioneria (e viene da pensare a Guglielmo Giannini, persuaso che appunto bastasse un ragioniere a governare l’Italia), è stato un attore comico di strepitoso successo, che ha lavorato sia per le televisioni del servizio pubblico Rai sia per i canali privati di Silvio Berlusconi in Mediaset, come anche al cinema e in teatro. Dopo un primo approccio politico sui temi ecologisti e dell’ambiente (Grillo è persuaso che l’ingegneria genetica e in particolare i cibi Ogm siano nocivi), l’ex attore s’è impegnato in politica, sui temi della corruzione e della denuncia della classe dirigente. Il suo blog, presentato all’opinione pubblica americana in un saggio intervista sul New Yorker e inserito da Forbes nella classifica dei siti internet più popolari, richiama l’attenzione di migliaia di cittadini, e fra loro molti giovani, denunciando nel tono sarcastico classico del populismo gli avversari. L’ipersemplificazione dei problemi trova nell’ex comico un interprete fantastico, perché sul palco (una sua prima manifestazione si chiama Vaffa Day, da una comune imprecazione italiana di uso quotidiano) può ridurre a battuta, slogan, barzelletta ogni difficoltà economica: e del resto Berlusconi, che ne riconobbe il talento comico da magnate televisivo, amava aprire ogni comizio con una barzelletta, esportando poi addirittura l’abitudine alle riunioni del G8 e G20, con scarso divertimento degli altri leader. Il suo programma economico online, per esempio, chiede in uno dei primi passaggi “l’eliminazione delle scatole cinesi”, vale a dire il complesso sistema di controllo reciproco con cui le aziende italiane sono governate, spesso con quote di azioni di minoranza, da finanzieri astuti. Un capitalismo di relazione dunque, dove conta chi più tesse la sua rete di relazioni, non la sua capacità produttiva o di innovazione, è un danno gravissimo per il mercato italiano e a lungo si è cercato, invano, di limitarne gli effetti perniciosi. Riformare “le scatole cinesi” significa ristrutturare il capitalismo italiano e il suo assetto di proprietà, una riforma necessaria ma che coinvolge interventi economici, giuridici, finanziari, sindacali e sociali profondi. Risolverla con una riga “abolire le scatole cinesi” ha, naturalmente, fascino di prima presa sull’opinione pubblica, specialmente la più ingenua, giovane o arrabbiata. Rischia però di essere scarsamente efficace nel mondo reale, quando legioni di avvocati e manager freneranno il passo alle riforme. Beppe Grillo richiede anche purezza ai suoi candidati, non essere, per esempio, mai stati condannati penalmente (lui stesso, condannato per un tragico incidente stradale in cui persero la vita due suoi amici e il loro bambino di 9 anni, dichiara di non volersi mai candidare) e sceglie una per una le loro biografie dal web. A un certo punto del suo cammino Grillo incontra Gianroberto Casaleggio, imprenditore esperto di strategie di comunicazione e web. Il comico che spaccava i computer in scena per far ridere gli spettatori diventa un leader digitale e conduce da lì la sua campagna. Nel 2012 conquista con il Movimento 5 stelle la carica di sindaco nella città di Parma e poi, in un classico del leader populista, lo sfoggio del corpo, annuncia di voler attraversare a nuoto lo Stretto di Messina da Reggio Calabria alla Sicilia, prima delle locali elezioni amministrative. Grillo aveva già dato una sorta di intervista pubblica in spiaggia, con pinne e maschera dialogando con gli altri bagnanti. Stavolta il corpo del leader è gioco, scherzo, allusione divertente, ma il paradigma populista si conferma in pieno.”
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