“Niente”, recita un versetto dell’Ecclesiastico (10,9), “è più scellerato dell’avaro”. Ma chi è l’avaro? Chi è questo personaggio così riprovevole? In cosa consiste il suo peccato tanto grave? Quali sono i comportamenti che lo rendono tanto odioso? Queste sono le domande cui cercherò di rispondere a partire dai testi dei padri della Chiesa, dei monaci, dei teologi, dei predicatori, dei confessori, cioè di tutti coloro che nel periodo medievale si sono preoccupati di tracciare i confini tra il vizio e la virtù.
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