CLAUDIA PEIRONE: Nel tuo libro parli di una «anomalia» italiana: l’essere cioè il nostro un paese dalle strutture premoderne, con un ethos pressoché fermo alla Controriforma e, nello stesso tempo, investito dalla postmodernità nei divertimenti, negli spettacoli televisivi, nelle riviste scandalistiche che travisano la realtà e fanno guardare dal buco della serratura il dorato mondo dei vip e vippini di turno. Come spiega questa anomalia?
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