martedì 10 settembre 2013
MASSIMILIANO PANARARI: La sinistra radicalcreativa dell’Internazionale situazionista prefigurò e immaginò, con una delle sue tante formidabili intuizioni, tale possibilità. Per l’eterogenesi dei fini (o la nemesi della storia…), è stata, invece, la destra neoconservatrice a fare propria questa idea, rovesciando sul mondo, occidentale e non, a partire dalla presa del potere da parte di Reagan, una sua, spietata, egemonia culturale. E lo ha fatto attraverso un lavoro lungo, continuo e instancabile di occupazione innanzitutto dell’immaginario della popolazione, mentre aggrediva e smantellava le conquiste sociali di decenni di lotte e politiche progressiste (non sempre coerenti, ma assai importanti per la crescita del benessere complessivo della popolazione). Proprio la conquista del livello simbolico e immaginario delle classi popolari rappresentava il lasciapassare per disarticolare il blocco sociale che aveva sorretto la sinistra e le politiche dei democratici statunitensi, inducendole così a votare contro i loro stessi interessi materiali, un fenomeno per molti versi inedito nella storia del Novecento, che è stata storia di coscienza di classe o, per usare una terminologia «meno rétro», storia di consapevolezza del proprio posizionamento e dei propri obiettivi sociali.
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